Un Primo Maggio diverso a causa della situazione che sta attraversando l’Argentina, soprattutto per lavoratori e lavoratrici del settore alimentare.
Héctor Morcillo*
20 | 5 | 2024
Foto: Leandro Godoy
Il governo di destra di Javier Milei cerca di imporre un feroce modello neoliberista di concentrazione economica, accompagnato da un terribile aggiustamento a scapito dei settori più poveri e svantaggiati.
In questo scenario, il 30 aprile, il Congresso ha approvato la cosiddetta Legge “Basi”, che mira, tra le altre cose, ad alienare il patrimonio nazionale, dando assoluta libertà ai capitali concentrati, alle società multinazionali e ai settori finanziari speculativi, di dilapidare il patrimonio degli argentini e appropriarsi della ricchezza.
Questa legge rafforza la libertà assoluta del mercato e il monopolio, e non aiuta in nessun modo la popolazione nel suo insieme.
Si tratta di una legge che rende ancora più gravoso l’aggiustamento fiscale, colpendo in particolare i pensionati e il sistema pensionistico.
In pompa magna si parla di surplus fiscale a scapito del prelievo del 35 per cento del reddito dei pensionati.
La legge abroga anche la possibilità di andare in pensione con il riconoscimento dei contributi versati, realizzando invece un calcolo autonomo che, di fatto, impedisce ai lavoratori di fare previsioni sul proprio pensionamento.
Tutto ciò colpisce soprattutto le donne.
Nove donne su dieci non hanno contributi sufficienti per accedere al sistema pensionistico e con questa legge questa possibilità viene completamente eliminata.
La riforma del lavoro, a sua volta, favorisce il grande capitale e continua ad aggravare la perdita dei diritti dei lavoratori, aprendo la porta all’esternalizzazione e precarizzazione dei rapporti di lavoro e creando la figura della “monotassa” per le aziende con un massimo di cinque dipendenti, negando così loro qualsiasi tipo di diritto.
Si tratta di una legge che mette sottosopra l’Argentina, la cui concezione principale è quella di eliminare la giustizia sociale e puntare nella direzione di una maggiore concentrazione del capitale nelle mani di chi ha già di più.
In questo quadro, la nostra Federazione, nel suo congresso recentemente realizzato, ha deciso, insieme a tutti i sindacati affiliati, di sostenere il piano di lotta proposto dalla CGT insieme al resto del movimento operaio.
Abbiamo partecipato attivamente alla mobilitazione del Primo Maggio, convinti che l’unico modo per fermare tutto ciò sia nelle piazze, in modo pacifico, organizzato ma forte, come è successo anche con la marcia in difesa dell’istruzione libera, pubblica e gratuita tenutasi il 23 aprile.
Abbiamo avuto una presenza importante nella manifestazione indetta dalla CGT a Buenos Aires, con la partecipazione delle sezioni locali e di alcuni rappresentanti delle zone interne. Il resto di noi si è mosso nelle altre province della Repubblica.
A Córdoba abbiamo organizzato una grande carovana che si è conclusa con un evento nel ‘Patio Olmos’, dove si sono riuniti altri movimenti e organizzazioni sociali di base.
Ciò segna il percorso di lotta, che continua con l’appello per un grande sciopero nazionale il 9 maggio, e segna la decisione politica del movimento operaio di affrontare queste misure di aggiustamento.
Non possiamo permettere che tutto ciò ricada non sulla casta, come ha promesso e proclamato il presidente Milei, ma sui pensionati, sui lavoratori e sui più poveri.
La casta rimane intatta, la casta finanziaria, la casta monopolistica, la casta dei prezzi, a cui è stata data totale libertà di continuare ad aumentare il costo di tutto, così che, giorno dopo giorno, i salari dei lavoratori perdono potere d’acquisto.
A quella casta è stata data la libertà di negare l’apertura di tavoli di negoziazione a livello nazionale.
Con questo piano di lotta, quindi, stiamo affrontando questa terribile situazione.
Il Primo Maggio non è stata un giornata di festa, ma di lotta per l’intero movimento operaio.
Noi continuiamo a credere che si possa costruire un mondo con giustizia sociale e inclusione per tutti.
*Segretario generale della Federazione dei lavoratori dell’industria alimentare (FTIA) e vicepresidente della UITA.
Traduzione Giorgio Trucchi.